In questa rubrica dell’ultimo numero di Endurista Magazine ho deciso di parlarvi di me!
So che molti di voi già conoscono la mia storia agonistica, ma credo solo in pochi siano a conoscenza delle mie “radici”.
In una mia precedente rubrica, accennai a come il terreno fosse già fertile sin dalla tenera età.
Quando raggiunsi poi i sospirati 14 anni di età e con il consenso dei miei genitori, il sogno di guidare una moto finalmente si concretizzò. In famiglia possedevamo un negozio di alimentari, la classica bottega di paese dove si vendeva un po’ di tutto, dal pane al lucido per le scarpe.
Oltre ai miei genitori lavoravamo in bottega anche io ed i miei tre fratelli, per cui capirete che l’attività non permetteva introiti da nababbo.
Non si “navigava nell’oro”, così alla richiesta di acquisto della mia prima moto, mio padre mise subito in chiaro che mi avrebbe aiutato solo con una parte di denaro.
I soldi mancanti avrei dovuto guadagnarmeli da solo.
Detta così può sembrare crudele, ma vi garantisco che fu un modo per farmi apprezzare ancora di più l’acquisto.
Così risparmiai e con qualche lavoretto extra riuscii a racimolare le 890.000 Lire necessarie all’acquisto del cinquantino. Quei 50cm3 monopolizzarono le mie domeniche estive e quelle invernali. I giri in moto erano diventati una “regolarità”, partivo la mattina e rientravo il pomeriggio sui percorsi della Bergamasca.
Ricordo che partecipai persino alla gara di Sorisole, famosa manifestazione della Val Brembana che includeva una temibile scalinata lunghissima e scivolosa.
I giorni precedenti all’evento, questo particolare passaggio mi creò una tale ansia che faticai persino a prendere sonno. A quei tempi ancora le gare non mi affascinavano.
Poi, dopo due anni, passai al “targato” comprandomi una 125 usata, cilindrata che mi permise di avventurarmi nella scoperta di nuovi percorsi.
Avevo un ottimo feeling con la mia moto e riuscivo ad essere abbastanza veloce, così gli amici vedendomi guidare con un buon ritmo nei campetti di paese, mi spronarono a partecipare a qualche gara.
La prima partecipazione ad una gara resterà per sempre impressa nella mia memoria. Il sabato sera, appena finito il lavoro, infilai la moto nella Peugeot 204 Break che utilizzavamo in alimentari per fare le consegne.
La 204 era troppo corta, così la domenica viaggiammo con il portello posteriore aperto nel tragitto verso Melegnano per la mia prima gara di Regolarità.
Ricordo quanto ero spaesato, non conoscevo niente delle gare e arrivando al paddock (se così si poteva chiamare il viale dove c’erano tutti i piloti) con un po’ di vergogna chiesi a mio padre di raggiungere il fondo per scaricare la moto un po’ in sordina. Mio padre mi rimproverò giustamente, ma comunque acconsentì.
Alle amministrative tutto bene mentre alle tecniche non funzionava la luce posteriore. Per fortuna era solo la lampadina e una volta sostituita mi avviai alle punzonature.
Numeri e punzonature a colpi di pennello e vernice, ah che tempi… Vedevo i “pratici delle gare” muoversi indaffarati dopo il Parco Chiuso per visionare le Speciali.
Ancora non sapevo quanto fosse importante visionare a piedi il percorso prima della gara.
Comunque sia terminai sesto, posizione che mi diede una grande soddisfazione. Così la scintilla si innescò in me e presi parte ad altre gare del campionato Regionale
Nel 1981 nel corso delle selettive mi qualificai per la finale di Campionato Italiano. Fortuna volle che le selettive vennissero svolte nella Bergamasca, terreni a me congeniali e l’azienda Polini (grazie all’amico Giorgio Polini) mi affidò una 125 di ultima generazione.
Così mi buttai a tutta e… colpo di scena, vinsi il mio primo Campionato Italiano!
Nello stesso anno però mi avvicinai anche al Motocross, seguendo gli amici trascinati dalla Moto 200, concessionaria Aspes che prendeva parte al Regionale.
L’anno seguente abbandonai l’Enduro per dedicarmi definitivamente al Motocross, gareggiando nella categoria Junior in sella ad una moto Villa, supportato dalla Ago Moto.
In salumeria il Fiat 900T aveva preso il posto della 204, quindi per raggiungere le gare finalmente viaggiavo senza spifferi. Come meccanico un falegname, l’amico Pierluca che prese sul 900T il posto di mio padre e in un paio di stagioni in sella ad una Suzuki 125 vinsi il Regionale.
L’anno successivo per ambizione, passione e follia staccai la Licenza Senior.
Per il grande passo mi organizzai con un vero furgone, un Fiat 242 che diventava “motorhome”, solo dopo averlo utilizzato per le consegne del pane.
A quel tempo Corrado Maddii, Michele Rinaldi e tanti altri nomi noti, erano i pretendenti al titolo di campione italiano, mentre io felicissimo finivo nelle posizioni di rincalzo.
Mai mollare e per i successivi quattro anni, continuai a gareggiare nella massima categoria dove terminavo i campionati nei primi quindici.
Passione e tanta follia ma soprattutto , grazie al contributo economico dell’amico Ezio della Esposito Servizi Ecologici, intrapresi l’avventura per prendere parte ad una prova del mondiale Motocross.
Presi la licenza Internazionale e chiesi il nulla osta dalla FMI (probabilmente non sapevano che lavoravo nell’alimentari di famiglia) trovai un sostituto al lavoro e mi organizzai per partecipare alla prova di Dalecin in Cecoslovacchia.
Stile Armata Brancaleone, dopo rocambolesche avventure di viaggio raggiungemmo il circuito.
Mi qualificai e nel corso della prima manche, a pochi minuti dal termine, un’entrata decisa di un avversario mi fece cadere a terra.
Peccato perchè viaggiavo in quindicesima posizione e avrei potuto conquistare un punto in campionato.
Terminai in 21esima posizione, proprio come feci anche nella seconda manche. Giusto il tempo per ritirare il compenso per essermi qualificato e mi misi alla guida del furgone per rientrare il prima possibile al lavoro!
Nel 1990 gli amici del motoclub Sebino mi coinvolsero per qualche gara di Enduro dove ottenni discreti risultati.
A malincuore decisi di smettere con le competizioni in quanto troppo onerose. Praticamente il mio stipendio se ne andava in pneumatici, catene, ricambi e trasferte.
Ige Carrara, titolare della concessionaria KTM di Costa Volpino, una volta venuto a conocenza della mia intenzione di ritirarmi dalle competizioni, prima mi infamò e poi si espose accompagnandomi personalmente da Arnaldo Farioli.
Nonostante mi presentassi senza sponsor (cosa che oggi giorno è fondamentale) Arnaldo mi diede fiducia dandomi un posto all’interno del Team e mettendomi a disposizione la struttura, un meccanico, la moto e ricambi vari.
Oltre a tutto questo anche qualche spicciolo con cui pagai chi mi sostituiva nell’alimentari.
Questa opportunità cambiò tutto, facendomi passare dalle coppe di salumi alle coppe in metallo!
Per la riuscita della mia bella carriera andrebbero ringraziate milioni di persone, chi più chi meno ognuno ha avuto un ruolo importante.
Come è d’obbligo e doveroso ringraziare i tifosi che mi hanno sostenuto, supportato e incitato.
Vincere si sa è bellissimo e ti riempie di gioia, ma se nessuno “ti dice bravo” non è la stessa cosa.
Il tifoso è il valore aggiunto alla vittoria, ti fa ulteriormente emozionare e ha pure il potere di farti spingere sul gas più del dovuto.
Quante volte vedendo i tifosi a bordo Speciale incitarmi ho ripagato spalancando il gas, e spesso è stata proprio questa motivazione che mi ha permesso di vincere alcune gare.
Orgogliosamente, vuoi per il mio stile di guida brutto ma spettacolare, vuoi per le tante gare vinte, ma forse soprattutto per il mio carattere, che ha fatto sì che spesso mi intrattenessi nell’immediato dopo gara a brindare con una birra in mano, devo dire che di tifosi e sostenitori ne ho avuti veramente tanti e di ogni nazionalità.
Al mio passaggio vedevo sventolare bandiere di ogni Nazione, persino quelle Francesi e Finlandesi nonostante i miei diretti avversari fossero proprio loro concittadini.
In Germania fondarono persino il Giò Sala Fans-Club Coburg, che mi seguiva in varie tappe del mondiale e alla Sei Giorni, presentandosi con magliette e bandierine che riportavano il mio nome. Fu indimenticabile la festa che mi organizzarono proprio a Coburg.
La cittadina era tappezzata con il mio nome e poi alla mia ultima gara di mondiale mi regalarono un Simson Duo che conservo tutt’ora.
Con qualche tifoso sono tutt’ora in contatto, alcuni sono diventati amici e se si presenta l’occasione di viaggiare nel paese in cui vivono, cerchiamo di combinare l’incontro.
Poi ci sono gli amici del paese che hanno fondando il Gio Sala Supporter, pazzi e coreografici come nessuno. Tifo da stadio in gara ma soprattutto durante le premiazioni.
Ammetto che le prime volte mi sentivo imbarazzato per la tanta esuberanza, ma poi una volta compreso il loro entusiasmo ci feci l’abitudine e i loro cori e le sfilate mi emozionavano tantissimo.
I Gio Sala Supporter a loro volta coinvolsero altri tifosi, innumerevoli i loro gemellaggi nel corso delle gare.
In ultimo ringrazio la KTM che dal lontano 1991 mi tiene sotto la propria ala. La casa austriaca mi ha permesso come pilota, di gareggiare in sella alle sue motociclette nell’Enduro, nel Motocross e nei mitici Rally e poi, una volta ritiratomi dal mondo delle corse, mi ha promosso Ambassador del marchio, dedicandomi un posto nell’area del Motohall di Mattighofen!
Per concludere vi voglio confessare la cosa che più mi piace della mia carriera, ovvero che da bambino mi piacevano le moto, e da grande mi hanno pagato per guidarle! |
7 Risposte
Paolo
Nulla è arrivato a caso, grande pilota perché grande manetta, ma soprattutto grande sportivo perché altrettanto grande come persona. L’unico rammarico, ti avrei voluto vedere di più al fianco di Fabrizio Meoni, due perle così assieme sulle moto sarebbe stato uno spettacolo stupendo e altrettanto buon esempio per lo Sport. Comunque hai fatto e stai facendo del Tuo. Un abbraccio!
Giamba Nani
Che dire …. un amico e un campione che tutta Bergamo e non solo ne va ORGOGLIOSA ….
Luca Boniforti
Bellissima biografia.
Hai tralasciato alcuni dettagli:
1) tutte le volte che perdevi i sacchetti di pane dalla bicicletta con i cestoni;
2) tutte le volte che mi chiedevi di poter copiare matematica nelle verifiche in classe.
Ti conosco da 50 anni
Sei un mito.
Complimenti!
Luca Bobo
Piero Trafficanti
Grandissimo campione Gió♥️
Edoardo Mariatti
Hai saputo raccontare in maniera colorata e divertente la prima parte della tua carriera, che è giocoforza anche quella più curiosa e sconosciuta, con tanti sacrifici come la maggior parte degli appassionati di questi due sport belli e pieni di sofferenza. Anche per chi ha soldi non è una passeggiata, figuriamoci per chi li ha contati! È sempre un piacere leggerti. Un caro saluto e spero di poterti incontrare di nuovo, chissà
Marchesin Valter
Grande Gio un esempio come pilota e come uomo.
Manu Della Valle
Grandissimo pilota e grandissimo uomo,dotato di cuore e smisurata umiltà nonostante un palmares lungo un chilometro!