Quella volta all’ErzbergRodeo

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Sullo scorso numero di Endurista Magazine, di Thomas Brazzova, è apparsa una mia foto “vintage” relativa all’Erzbergrodeo del 1998. Quell’anno fu la mia prima partecipazione e la gara all’interno della cava di Eisenerz era solo alla quarta edizione. Da qui lo spunto per questa rubrica, proprio su come una delle competizioni più famose di Enduro Estremo si fosse evoluta negli anni. Il main sponsor Red Bull a quei tempi non c’era e l’Erzbergrodeo era una competizione praticamente sconosciuta e nota solo in Austria e Germania in quanto il format di gara e la sua promozione erano a cura della rivista austriaca Der Reitwagen, dove Karl Katock ne era il responsabile organizzativo.

KTM dopo un paio d’anni di dominio GasGas con il compianto Christian Pfeiffer, voleva riprendersi la vittoria ottenuta da Alfie Cox nella prima edizione. Proprio per questo motivo KTM mi coinvolse insieme ad Alfie per contrastare l’agguerrita concorrenza. Iniziò così la mia avventura a questa gara estrema di Enduro. Le prime edizioni infatti erano più simili ad una gara di Enduro “difficile” che comprendeva passaggi come il Karl Dinner, ma senza andare a cercare l’impossibile come si sta facendo nelle ultime edizioni.

Al debutto vinsi sia il prologo che il Rodeo, ma proprio per il fatto che allora era una gara poco conosciuta e sinceramente organizzata in modo molto approsimativo, non apprezzai particolarmente il risultato. Pensate che il traguardo finale era sulla vetta della montagna con la presenza di soli pochi giornalisti, mentre al paddock c’era il delirio totale nonostante nessuno sapesse chi avesse vinto.

Così più che la gara mi era piaciuto molto l’ambiente, era la Woodstock dell’Enduro! Al tempo la beer tend di modeste dimensioni non era il centro principale della festa, ma si svolgeva appunto nel bel mezzo del paddock situato sui vari terrazzamenti della miniera.

Un ambiente completamente fuori controllo, praticamente dedito alla follia senza nessun controllo da parte delle forze dell’ordine.

Capitò che uno pneumatico pieno di benzina a cui fu dato fuoco, rotolò dal paddock giù per la montagna attraversando la zona dove erano posteggiati i furgoni e le tende. La festa si protraeva poi per tutta la notte con fuochi e alcool, con i limitatori sia dei motori che dei partecipanti sempre sul rosso. Piloti sbronzi giravano liberamente in moto e come potrete immaginare, per i più il gesto sportivo della gara passava in secondo piano.

 

Ricordo che un anno accompagnai Fabio Imperiali, fondatore di Endurista Magazine a questa folle gara.

Ne restò felicemente sconvolto e scrisse un articolo “colorato e memorabile”! Ovviamente gli incidenti nel corso delle feste e nel prologo con i piloti brilli dalla notte precedente, si contavano numerosi. Così, edizione dopo edizione gli organizzatori hanno dato qualche giro di vite con regolamenti sempre più proibitivi e coinvolgendo un gran numero di sorveglianti. Astutamente il party fu spostato all’interno di una beer tend quadruplicata nelle dimensioni, oltre ad organizzare navette per trasportare i festanti ai propri accampamenti. Nell’edizione a seguire oltre che alla gara, dedicai buona parte del mio tempo trascorso all’Erzberg alla festa dove modestamente seppi distinguermi.

Questo fatto mi fece aumentare vertiginosamente il numero dei fans ma faticare parecchio poi nel corso della gara. La mia popolarità alla manifestazione di Eisenerz comunque schizzò alle stelle. Nel 2005 non mi dedicai alla festa perché c’era in ballo “la sfida del secolo”. Per la prima volta i tedeschi della BMW e gli Austriaci di KTM si sfidarono direttamente con le bicilindriche off-road. Avevo molta pressione, la presentazione di questa sfida pareva più quella di un mach di pugilato a Las Vegas: “all’angolo destro per 182 libre Giovanni Sala in sella alla SuperEnduro.

All’angolo sinistro il Finlandese Simo Kirssi in sella alla BMW HP 2. Era vietato sbagliare, nemmeno per la Dakar lavorai tanto per la messa a punto del mezzo. La gara si svolgeva sul tracciato del prologo, un terreno infimo e difficile per i motori con tanti cavalli. Optai per un motore con meno cavalli rispetto a quello usato alla Dakar, perché troppa potenza non dava trazione in quanto il pneumatico posteriore patinava troppo nelle uscite dalle curve più strette.

Anche trovare il rapporto di trasmissione ideale fu complicato perché il tracciato era un mix di curve veloci e tornanti lenti. Si percorreva poi il lungo rettilineo finale dove, scollinando da un dosso cieco (senza chiudere il gas e correggendo la traiettoria sulla semicurva seguente) si riusciva a sfruttare tutta la velocità del bicilindrico LC8. Il radar posizionato su quel tratto fece segnare la mia velocità a 171Km/h (dove credo di conservare tutt’ora il record) per poi affrontare la staccata finale e ripartire quasi da fermo sul tornante che portava al traguardo.

Altro compito laborioso fu la scelta della giusta consistenza della mousse e quale pneumatico montare. I tecnici della Metzeler si fecero in quattro per assecondarmi nella scelta, che poi ricadde su una mousse consistente ma non troppo dura. Scelsi poi lo pneumatico da Enduro per via della forma più “avvolgente” sulle pietre, visto che il tassello dello pneumatico da cross era sì più aggressivo, ma la sua carcassa risultava troppo rigida su alcuni tratti rocciosi, tendendo a scivolare.

 

La gara consisteva nella somma dei tempi delle due salite sul percorso del prologo.

Dopo le due manche risultai vincitore per poco più di un secondo con grande soddisfazione da parte di KTM.

Ero impaziente di scaricare lo stress della giornata e festeggiare la vittoria presso la beer tend, quando sull’onda dell’euforia venni fermato dal capo di KTM Mr. Stefan Pierer che mi chiese di prendere il via la domenica nella fase estrema della gara chiamata Rodeo, in sella alla 950 SuperEnduro. Un po’ titubante ma orgoglioso che il “boss” mi avesse chiesto di farlo, andai alla premiazione e poi immediatamente a coricarmi per affrontare la fatica della domenica.

La mia SuperEnduro usata nella sfida aveva un serbatoio a capienza limitata, ma non me ne preoccupai perché mai avrei pensato di andare tanto lontano nella fase estrema. Essendo volontà dell’azienda quella di portare la 950 in una gara estrema, non mi preoccupai troppo di rovinarla tra le pietre e le rocce nei passaggi più stretti. Devo dire che sul terreno asciutto di quell’edizione la moto si comportò egregiamente e grazie a tanta potenza e ad un’ottima aderenza, sui tratti veloci e sulle lunghe salite di ghiaia della cava raggiungevo velocità impressionanti, permettendomi di sorpassare facilmente le monocilindriche. Questi fattori mi permisero di avanzare più di quello che mi aspettassi finchè nel check point N° 14 “fortunatamente” finii la benzina.

Dico fortunatamente perché pure la mia di “benzina” era terminata, così abbandonai la moto in un difficile passaggio e rientrai al paddock. Restano memorabili le imprecazioni dei due meccanici che ebbero il compito di recuperarla. Pochi anni fa sono ritornato all’Erzberg rodeo ed ho trovato una manifestazione completamente diversa da quella in cui avevo partecipato. Ora l’evento è meglio organizzato e con l’arrivo di Red Bull, il fattore sportivo ha preso il sopravvento. I percorsi sono stati resi più difficili diventando una sorta di gara di trial dove però è consentito appoggiare i piedi a terra. La beer tend resta sempre l’epicentro della festa ma frequentata dalle nuove generazioni, più appassionate allo sballo che al fuoristrada.

2 Risposte

  1. Fabio Imperiali
    | Rispondi

    Le prime furono davvero eventi epici, le edizioni attuali non rendono molto merito a quelle pagine scritte durante gli Erzberg dei primi anni 2000

  2. Gio Sala
    | Rispondi

    Ciao Fabio, sono a scoppio ritardato…….non so se hai avuto modo di andarci negli ultimi anni, ma veramente niente a che vedere, ma si sa il mondo cambia, se in meglio peggio non si capisce però così è! caio..

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