La mia rubrica su Endurista Magazine 60

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Avviso ai “naviganti”. Vi racconto un fatto capitatomi per mettere in guardia tutti quelli che per passione organizzano corsi di enduro o danno consigli di guida in fuoristrada. Correva il lontano 2010 quando mi proposero di fare l’istruttore ad alcuni corsi di guida.

In quell’anno avevo chiuso con le corse da poco tempo e così, avendo ancora una buona condizione sica e tanto entusiasmo, accettai il ruolo. Premetto che al tempo non esistevano ancora i corsi per diventare istruttore Federale da parte della FMI e quindi ci si muoveva in modo autonomo senza il coinvolgimento dei moto club.
I corsi non avevano una location fissa ma erano itineranti proprio per agevolare i partecipanti. In questo modo eravamo noi che raggiungevamo i ragazzi nelle zone appropriate, ritrovandoci la mattina per iniziare con il corso teorico.

Dopo i primi appuntamenti, dove tutto era lato liscio e con grande successo, ci chiamarono a Finale nell’Emilia dove, un gruppo di poco più di venti enduristi delle zone limitrofe, era intenzionato a carpire qualche segreto per migliorare la tecnica e guidare più in sicurezza. Come da copione, dopo aver fatto l’iscrizione nei giorni precedenti, dove si passavano tutte le informative del caso (ovvero che l’enduro può essere uno sport pericoloso, che si poteva partecipare solo se si è in buona salute e forma sica, che sarebbe stato obbligatorio usare le protezioni adeguate, ecc), si confermava la volontà di partecipare firmando un modulo di scarico di responsabilità nei confronti dello staff organizzativo.

“prestate la massima attenzione alla sicurezza quando organizzate i vostri eventi…”

La mattina iniziammo con la teoria spiegando le tecniche di base, integrate da spiegazioni dinamiche dove io in sella alla moto mostravo le varie posizioni e i movimenti corretti. Queste prime indicazioni suscitarono entusiasmo e feeling nel gruppo così passammo alla parte pratica dove ognuno con la propria moto seguiva i consigli ricevuti.

A disposizione avevamo un fettucciato pianeggiante, privo di qualsiasi ostacolo e senza alcun salto, cunette o dossi. Partì il primo “alunno” e poi via a seguire, non chiedetemi perché o per come, ma nel momento di inanellare il secondo giro uno del gruppo, imboccò l’uscita e attraversò il piazzale dirigendosi verso l’area d’allenamento di alcuni freestyler locali. Ovviamente il proprietario del terreno aveva chiuso l’accesso alla rampa di lancio in ferro, ma il tipo si lanciò sul terrapieno adibito all’atterraggio.

Causa l’incapacità, un malore o chissà cosa, non si fermò urtando contro il retro della struttura di ferro della rampa di lancio. L’urto procurò all’uomo alcune fratture, chiamammo celeri il pronto intervento dell’elisoccorso che lo trasportò in ospedale. Come potrete immaginare, la bella armonia si tramutò in un grande dispiacere e ovviamente il corso venne immediatamente sospeso. Tra i partecipanti era presente anche il fratello dell’incidentato che, raggiungendo l’ospedale e nelle settimane successive, ci tenne aggiornati sulla gravità del fatto.

 

 

Dopo un lungo silenzio però arrivarono i Carabinieri, informandomi di una denuncia rivolta all’istruttore, all’organizzatore e al proprietario del terreno, incolpandoci di non aver chiuso tutti gli accessi che potevano risultare pericolosi. Durante la mia deposizione in Tribunale, dichiarai che l’essere uscito dal percorso designato, salendo su un terrapieno a forte velocità e senza tra l’altro conoscere cosa c’è dall’altro lato, fu una iniziativa imprudente. Ma immaginate davanti ad un giudice che per la prima volta sente la parola enduro, fettucciato, rampa freestyle ecc, risulta difficilissimo fare un quadro chiaro delle dinamiche dell’incidente, e così alla sentenza risultammo tutti colpevoli.

Visto e considerato che non ritenevamo di essere completamente responsabili dell’accaduto, decidemmo di ricorrere all’appello. Purtroppo la sentenza non cambiò, incolpandoci nuovamente.
Così pagammo la multa, le spese legali, quelle di studio e la provvisionale, ma quando arrivò la richiesta per danni fisici e morali di € 90.000 (oltre alla cifra già versata) giocammo l’ultima nostra possibilità con la Cassazione, dove a Roma ci scagionarono da ogni responsabilità e annullando la richiesta per i danni fisici e morali e chiudendo la causa Penale. Alla ne è andata bene direte voi ma, quando al mio legale ho chiesto di muoversi perché ci restituissero i costi della multa e di tutte le spese sopracitate precedentemente versate, mi è stato vivamente consigliato di lasciare perdere per non rischiare di cadere in una causa di responsabilità Civile!

Personalmente è la prima volta che ho a che fare con denunce e tribunali, ma mi girano i santissimi a pensare che ho pagato un botto di soldi, dove tutti hanno guadagnato, e abbiamo speso solo noi che alla ne abbiamo avuto ragione! Io personalmente da allora, con grande dispiacere rispondo negativamente a tutte le richieste che mi vengono fatte, relative a corsi su come guidare le moto da enduro, anche perché, non sono stato in grado di trovare una polizza assicurativa con costi ragionevoli, che possa rispondere in caso di necessità a questa tipologia di cose! Ecco perché consiglio vivamente a tutti, di fare molta attenzione nell’organizzare corsi o eventi perché mossi dalla passione per il nostro sport, si può incorrere in problematiche degne di nota.

2 Risposte

  1. Cattaneo
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    Solo in Italia succedono queste cose, la passione ti spinge a fare tante cose nel mondo dell’Enduro ma anch’io ho smesso di organizzare e preparare prove perché ho capito i rischi che possiamo trovare….. Ciao Gio

  2. Simone Pavolucci
    | Rispondi

    Pultroppo il mondo é piena di gente “VILE’, chi ha avuto esperienze del genere sa a che livello basso può arrivare la gente x denaro o forse solo x mancanza di etica e morale, io mi vergogno se parcheggio fuori dalle strisce! Chi ha conosciuto o avuto a che fare con Giovanni Sala sa di avere avuto davanti un Signore! Buona vita a tutti!

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