La mia rubrica su Endurista Magazine 66

La mia rubrica su Endurista Magazine 66

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Essendo “ripartita” la stagione delle gare, ho raggiunto Castiglion Fiorentino per il Campionato Italiano Senior/Under 23, visita mirata per vedere il livello di preparazione e velocità dei ragazzi del Dozer Team di Faenza (giovani a cui passo qualche dritta) ma anche per rincontrare gli Amici di “Castiglioni”.
 Bravo il moto club Fabrizio Meoni che ha organizzato un’altra bella gara, nonostante tutte le restrizioni e le severe regole
imposte dalla sanità. Una lode anche al Sindaco Mario Agnelli che si è messo in gioco per concedere l’autorizzazione alla manifestazione in un periodo veramente delicato e complicato sia per i consensi che per le grosse responsabilità!

Con gli amici (come da disposizioni) ci siamo posizionati a debita distanza dirimpetto alla prova di cross e dove purtroppo, abbiamo notato un comportamento controproducente per il mondo dell’enduro. Infatti molti meccanici, pseudo manager, padri, amici, zii, cugini e parenti vari, zigzagavano in moto nel traffico, transitando più veloci dei piloti stessi. Ora non conosco il motivo di tanta confusione ma probabilmente lo scopo era quello di anticipare i piloti alla Speciale seguente o al Controllo Orario per fornire assistenza ma creando così una situazione al limite della sicurezza.

Questo problema si viveva già anni fa anche al Mondiale Enduro, finché un regolamento diede fine a questa pericolosa situazione. Obiettivamente le moto di oggi sono più robuste ed affidabili di quelle di qualche anno fa e l’organizzazione dei piloti e dei moto club, anche nei campionati minori, è nettamente cresciuta.
Mi chiedo quindi, perché tutta questa fretta? Credo proprio che su questo fatto ci si debba ancora lavorare, perché a parte il pericolo è assurdo che fattori esterni ledano l’immagine del nostro sport.

Finalmente è partito anche il Trofeo Enduro KTM che, come sapete, mi vede coinvolto in prima persona nel ruolo di “KTM Ambassador”. Così alla prima di Salice Terme (appuntamento che per motivi di calendario è stato unificato con il trofeo dei cugini Husqvarna) abbiamo trovato una gara degna di nota e per certi versi anche piuttosto impegnativa.
Il motoclub Valle Staffora ha preparato un giro molto variegato di poco meno di cento chilometri e che si snodava anche su passaggi tecnici impegnativi. Le Speciali erano da campionati importanti, infatti il bel fettucciato veloce non era lunghissimo, ma proprio per il ritmo che richiedeva, necessitava impegno e concentrazione. Poi la lunga e sinuosa linea su fondo sassoso, metteva a dura prova un po’ tutti i partecipanti.

Il paddock, dislocato in differenti luoghi, ha evitato assembramenti rispettando le regole imposte dalla FMI dovute al COVID. Come inizio direi che è stato un successone, specialmente perché non si è persa l’armonia che normalmente regna nell’ambiente del trofeo. Ovviamente, il folklore del briefing e le tavolate tra i partecipanti come negli anni passati non ci sono state e per l’ennesima volta, la gente dell’enduro si è dimostrata attenta e sensibile al rispetto delle regole.

 

 

Cambiando discorso, siccome da qualche anno ho riscoperto il piacere dei giri in compagnia e spesso e volentieri accetto inviti da parte di enduristi, vorrei far presente alcune cose. Per prima cosa la velocità non è fondamentale e ritengo che vedere qualcuno che rischia la vita per dimostrarmi di avere un ritmo sostenuto non serva. Ora preferisco godermi i paesaggi a velocità adeguata. Due, non serve selezionare percorsi difficili o estremi visto che l’ho già fatto per troppi anni. Ok ci sta qualche passaggio tecnico con spintarella, ma preferisco stare sopra la sella e non al fianco della moto per spingerla!

Tre, di quale anno o di quale marca sia la moto è relativamente importante. Sostengo che se si è appassionati di enduro, debba prevalere il piacere di guidare in fuoristrada. Certo per me KTM è meglio (visto che sono Ambassador) ma le varie giustificazioni non servono, quindi andiamo e divertiamoci!
 Quattro, non insistete a farmi stare davanti con “quelli che vanno”. Preferisco stare in fondo al gruppo, con gli ultimi, come del resto ho sempre fatto in vita mia, a scuola negli ultimi banchi o nell’ultimo sedile dietro dell’autobus alle gite scolastiche. Insomma, mi piace stare con i monelli e non con i bravi, se poi il percorso mi invita alla smanettata, la faccio anche dalle retrovie!

Cinque, anche la lunghezza del giro non è fondamentale. Ogni tanto mi ritrovo a stare ore e ore in sella e ad un certo punto non capisco più se è veramente un divertimento o se è puro masochismo. Alla mia età è bello percorrere il giusto chilometraggio dalle 8.30 fino alle 13.30 circa e la sosta in una valida trattoria è una parte molto importante di un’uscita tra amici. Dopo pranzo, riprendere ancora per un’oretta la moto, giusto il tempo di raggiungere i furgoni è per me l’ideale.
I rientri in tarda serata sono troppo per la “mia età” e, visto che vi ho parlato di trattorie, fate attenzione a dirmi che in moto non siete forti come a tavola perché con le gambe sotto il tavolo sono da sempre molto allenato e so difendermi davvero bene. ||

Una Risposta

  1. antonio "macello"galassi
    | Rispondi

    la tua visione dell’enduro amatoriale è perfetta !!!

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